In questo post intendo riportare sinteticamente alcuni dati storici relativamente all’astrologia nell’antica Roma. Giusto due parole sperando di far cosa gradita ai miei amici lettori, affinché si possa conoscere l’iter evolutivo dell’astrologia, durante l’Impero Romano, nelle sue fasi più rilevanti.
Grazie alla dominazione romana nel bacino del Mediterraneo, l’astrologia greca doveva allargare la sua estensione e, con la prima importazione di schiavi greci orientali a Roma, penetrò fra i Latini. L’astrologo era chiamato «matematicus» o «caldeus». Nel 139 a.C. il decreto di Cornelius tentò di proscrivere gli astrologi, con totale insuccesso. I romani si limitarono ad utilizzare le regole giunte dall’oriente ed ebbero i loro scrittori d’astrologia, come Giulio Firmico Materno, Marco Manilio, Columella, ma di poco rilievo. Detrattori furono Cicerone, Catone, Plinio il Vecchio, simpatizzanti Silla, Cesare, Crasso, Pompeo, che si dilettavano di pratiche divinatorie. Sotto l’impero l’astrologia era molto in voga, dall’alto in basso della scala sociale: in alto l’astrologo, circondato dai favori di personaggi prestigiosi, in basso il piccolo venditore d’oroscopi. Svetonio scrive che Augusto viveva ad Apollonia a 18 anni, poco prima della morte di Cesare, e che andò con Agrippa dall’astrologo Theogène. Agrippa fu il primo ad essere interrogato e, quando Augusto apprese che al suo compagno era predetta una carriera molto elevata, si rifiutò di svelare la propria data di nascita temendo gli fosse riservata una sorte inferiore; ma quando alla fine cedette alle pressanti sollecitazioni dell’amico, Theogène si alzò e si gettò ai suoi piedi. Da quel momento Augusto ebbe una tale fede nel suo destino che pubblicò il suo oroscopo e fece coniare una moneta d’argento con il suo segno: il Capricorno. Per gli astrologi romani un uomo era del Capricorno se aveva la Luna in questo segno mentre quelli moderni si regolano sul Sole e l’Ascendente. Thrasyllus, un romano, sarà l’astrologo di Tiberio, mentre il suo discepolo Babilius eserciterà la stessa arte con gli imperatori Claudio e Nerone. Secondo Tacito, gli astrologi avevano predetto all’imperatrice Agrippina che suo figlio Nerone, divenendo imperatore, l’avrebbe uccisa. A proposito di Tiberio, Svetonio scrive: «Si mostrava molto negligente riguardo agli dei e alle religioni, ma era molto portato verso l’astrologia e convinto che tutte le cose sono regolate dal destino. Aveva una paura smodata del tuono e quando il cielo si faceva minaccioso non mancava mai di mettersi in testa una corona di lauro a causa della credenza popolare che questo fogliame non è mai toccato dalla folgore». La divinazione fu condannata soprattutto perché era utilizzata per conoscere la data di morte dell’imperatore. Sotto Caligola era cosa normale vedere i cittadini sgraditi all’imperatore accusati di tradimento col pretesto di divinazione illegale. L’oroscopo di Roma fu tentato da Tarritius al I secolo della nostra era indicando la data del 4 ottobre 754 a.C. Manilius la pose sotto il segno della Bilancia probabilmente seguendo gli stessi principi che facevano di Augusto un Capricorno. Generalmente la nascita di Roma corrisponde alle feste di Parilia del 21 aprile. L’astrologia non aveva posto nella divinazione ufficiale istituzionalizzata dall’antica religione romana, come il collegio degli augures e dei quidecemviri; è al terzo secolo della nostra era, quando credenze e riti saranno sempre più penetrati dai culti orientali (come il culto di Mitra, d’influenza iranica e d’Iside d’origine egiziana e d’Eleusi venuto dalla Grecia), che si vedono elevarsi a Roma e nelle province, delle splendide septizonia, edifici di 7 piani che ricordano l’immagine delle 7 sfere planetarie, guide del destino umano, simili alle antiche ziggourat babilonesi. Nello gnosticismo, una dottrina astrale d’origine babilonese e iraniana, giocava un ruolo molto importante la teoria della discesa e salita delle anime. Le anime costrette alle reincarnazioni, discendono le 7 sfere planetarie, da ciascuno degli astri erranti ereditano questa e quella qualità; quando invece si distaccano dal corpo fisico esse fuggono per risalire alla loro patria celeste. Via via attraversano le 7 porte delle 7 sfere planetarie sovrapposte, esse restituiscono loro le influenze, pensieri, passioni di cui erano impregnati al tempo della loro discesa. Quando si trovano liberate da tutte queste fatalità possono raggiungere, pure essenze, il soggiorno celeste. L’astrologia, a Roma come nelle province, godrà di prestigio religioso e magico fino al trionfo del cristianesimo. Roma diviene verso la fine del periodo imperiale una città sempre più cosmopolita: indovini greci, siriani, egiziani, persiani, vengono a cercare fortuna sfruttando il fascino che le religioni orientali avevano in quel periodo, e trovano una clientela importante, anche se l’abuso dell’astrologia a scopi di lucro l’aveva fatta scadere ad oscura arte divinatoria, priva dell’alto significato datole dal pensiero greco.
Grazie alla dominazione romana nel bacino del Mediterraneo, l’astrologia greca doveva allargare la sua estensione e, con la prima importazione di schiavi greci orientali a Roma, penetrò fra i Latini. L’astrologo era chiamato «matematicus» o «caldeus». Nel 139 a.C. il decreto di Cornelius tentò di proscrivere gli astrologi, con totale insuccesso. I romani si limitarono ad utilizzare le regole giunte dall’oriente ed ebbero i loro scrittori d’astrologia, come Giulio Firmico Materno, Marco Manilio, Columella, ma di poco rilievo. Detrattori furono Cicerone, Catone, Plinio il Vecchio, simpatizzanti Silla, Cesare, Crasso, Pompeo, che si dilettavano di pratiche divinatorie. Sotto l’impero l’astrologia era molto in voga, dall’alto in basso della scala sociale: in alto l’astrologo, circondato dai favori di personaggi prestigiosi, in basso il piccolo venditore d’oroscopi. Svetonio scrive che Augusto viveva ad Apollonia a 18 anni, poco prima della morte di Cesare, e che andò con Agrippa dall’astrologo Theogène. Agrippa fu il primo ad essere interrogato e, quando Augusto apprese che al suo compagno era predetta una carriera molto elevata, si rifiutò di svelare la propria data di nascita temendo gli fosse riservata una sorte inferiore; ma quando alla fine cedette alle pressanti sollecitazioni dell’amico, Theogène si alzò e si gettò ai suoi piedi. Da quel momento Augusto ebbe una tale fede nel suo destino che pubblicò il suo oroscopo e fece coniare una moneta d’argento con il suo segno: il Capricorno. Per gli astrologi romani un uomo era del Capricorno se aveva la Luna in questo segno mentre quelli moderni si regolano sul Sole e l’Ascendente. Thrasyllus, un romano, sarà l’astrologo di Tiberio, mentre il suo discepolo Babilius eserciterà la stessa arte con gli imperatori Claudio e Nerone. Secondo Tacito, gli astrologi avevano predetto all’imperatrice Agrippina che suo figlio Nerone, divenendo imperatore, l’avrebbe uccisa. A proposito di Tiberio, Svetonio scrive: «Si mostrava molto negligente riguardo agli dei e alle religioni, ma era molto portato verso l’astrologia e convinto che tutte le cose sono regolate dal destino. Aveva una paura smodata del tuono e quando il cielo si faceva minaccioso non mancava mai di mettersi in testa una corona di lauro a causa della credenza popolare che questo fogliame non è mai toccato dalla folgore». La divinazione fu condannata soprattutto perché era utilizzata per conoscere la data di morte dell’imperatore. Sotto Caligola era cosa normale vedere i cittadini sgraditi all’imperatore accusati di tradimento col pretesto di divinazione illegale. L’oroscopo di Roma fu tentato da Tarritius al I secolo della nostra era indicando la data del 4 ottobre 754 a.C. Manilius la pose sotto il segno della Bilancia probabilmente seguendo gli stessi principi che facevano di Augusto un Capricorno. Generalmente la nascita di Roma corrisponde alle feste di Parilia del 21 aprile. L’astrologia non aveva posto nella divinazione ufficiale istituzionalizzata dall’antica religione romana, come il collegio degli augures e dei quidecemviri; è al terzo secolo della nostra era, quando credenze e riti saranno sempre più penetrati dai culti orientali (come il culto di Mitra, d’influenza iranica e d’Iside d’origine egiziana e d’Eleusi venuto dalla Grecia), che si vedono elevarsi a Roma e nelle province, delle splendide septizonia, edifici di 7 piani che ricordano l’immagine delle 7 sfere planetarie, guide del destino umano, simili alle antiche ziggourat babilonesi. Nello gnosticismo, una dottrina astrale d’origine babilonese e iraniana, giocava un ruolo molto importante la teoria della discesa e salita delle anime. Le anime costrette alle reincarnazioni, discendono le 7 sfere planetarie, da ciascuno degli astri erranti ereditano questa e quella qualità; quando invece si distaccano dal corpo fisico esse fuggono per risalire alla loro patria celeste. Via via attraversano le 7 porte delle 7 sfere planetarie sovrapposte, esse restituiscono loro le influenze, pensieri, passioni di cui erano impregnati al tempo della loro discesa. Quando si trovano liberate da tutte queste fatalità possono raggiungere, pure essenze, il soggiorno celeste. L’astrologia, a Roma come nelle province, godrà di prestigio religioso e magico fino al trionfo del cristianesimo. Roma diviene verso la fine del periodo imperiale una città sempre più cosmopolita: indovini greci, siriani, egiziani, persiani, vengono a cercare fortuna sfruttando il fascino che le religioni orientali avevano in quel periodo, e trovano una clientela importante, anche se l’abuso dell’astrologia a scopi di lucro l’aveva fatta scadere ad oscura arte divinatoria, priva dell’alto significato datole dal pensiero greco.