
Premetto che in questo post affronto l'argomento in oggetto basandomi eslusivamente sui dati scientifici attuali ed elencando le opinioni delle contrapposte correnti filosofico/scientifico/religiose. Non esprimo, dunque, in questa sede la mia più intima convinzione in merito, non rivelo la mia "verità" né enucleo personali deduzioni, che rimando invece ad un altro post.
La maggior parte delle filosofie orientali si basano sulla teoria della reincarnazione o l’incorporarsi della stessa anima in una varietà di corpi fisici viventi su questa terra nel corso di varie fasi della storia del mondo, spesso separate l’una dall’altra da un certo numero di anni. Questa dottrina asserisce che, nel corso di tutte queste esistenze, viene mantenuta la medesima individualità, come «sfondo», ma che ogni vita costituisce anche un’esperienza individuale destinata ad impartire all’anima determinate lezioni che questa deve apprendere onde raggiungere un miglioramento ed una perfezione definitiva. Tale filosofia si basa soprattutto sulla legge di compensazione secondo la quale, poiché in questa esistenza ci sono tante ingiustizie sia dal punto di vista materiale che spirituale, l’anima potrà rifarsi in un altro momento ed in altre circostanze. Pertanto la povertà ed altre condizioni di infelicità esistenti in questa vita non sono fini a se stesse bensì devono servirci di lezione: è difatti molto probabile che, in qualche vita passata, lo stesso individuo sia stato straordinariamente ricco e abbia fatto uso sbagliato delle ricchezze e del potere a lui conferito. Si tratta di una dottrina invero molto affascinante che, a prima vista, non potrebbe che trovarci consenzienti; eppure a questa teoria della reincarnazione possono essere mosse numerose obiezioni. Innanzitutto è opportuno rispondere all’obiezione più frequentemente mossa dai critici comuni e cioè quella che, se la stessa anima va a reincarnarsi un certo numero di volte, dovrebbe ricordare le sue esistenze passate, mentre di fatto ciò avviene raramente. A questo punto, se davvero dovessimo trarre profitto o beneficio da queste precedenti esperienze, ricordarsele dovrebbe essere essenziale. I teosofi o i sostenitori della teoria della reincarnazione rispondono invece che ogni vita deve essere intesa come un’esistenza individuale, separata, senza alcun vincolo di ricordo o legame con una qualsiasi altra precedente. L’anima dell’individuo che si reincarna raccoglie la conoscenza di ogni vita solo dopo la morte, allorché questa viene aggiunta alla massa totale delle esperienze acquisite. Pertanto la vita umana individuale viene concepita di gran lunga superiore a qualsiasi singola vita, proprio come un secchio d’acqua è composta da migliaia di gocce, ciascuna delle quali intesa come unità separata finché non viene ad unirsi alle altre nel grande tutto. Allo stesso modo, ogni vita individuale, rappresentante una goccia separata, rimane individualizzata fin dopo la morte, allorché viene di nuovo a confluire nella personalità globale. La nostra capacità di ricordare le esistenze passate viene spiegata col fatto che non sussiste un legame diretto fra l’io totale e quello che viene a costruirsi in questa vita mediante il cervello fisico. Essi sono separati sebbene in questa sede sarebbe troppo lungo spiegare con esattezza la natura e le cause di tale scissione, in conformità alle teorie avanzate. Un’altra argomentazione a sostegno della reincarnazione, peraltro molto valida a detta di molti, è quella che la vita deve essere necessariamente eterna ed immortale in quanto la morte non può distruggerla ed essa continua ad esistere in futuro per tutta l’eternità. Per la medesima ragione deve essere anche esistita nell’eternità del passato ed è «inconcepibile» che qualcosa come lo spirito umano individuale debba continuare ad esistere per sempre dopo il momento della nascita mentre non esisteva affatto prima di quell’avvenimento. Quanto sopra costituisce la più importante argomentazione portata a sostegno della dottrina della reincarnazione, alla quale vorrei aggiungerne un’altra basata su prove sperimentali: molti di coloro i quali hanno raggiunto un sufficiente sviluppo extrasensoriale, riescono – per così dire – a ricordare le loro esistenze passate. A volte si tratta di immagini sporadiche o di singoli episodi, a volte addirittura si tratta di tutta la vita, intesa come una serie consecutiva di scene ed avvenimenti. Molti qualificati esponenti della teosofia sostengono di essere in grado di farlo. Tuttavia la maggior parte degli spiritisti sono contrari a questa teoria e confutano la realtà della reincarnazione, sebbene in passato ci sia stata una grande divergenza di opinioni in proposito. Invece la Scuola degli Spiritisti Francesi sostiene che la reincarnazione è un fatto. D’altro canto invece la maggior parte dei medium tedeschi, inglesi ed americani sostiene che la reincarnazione non esiste, asserzione più volte sottolineata in tono enfatico anche dagli spiritisti che ritornano attraverso di loro! Prendendo in esame questa teoria della reincarnazione, dobbiamo tener presente alcuni fattori.
1. In linea di massima, colui il quale si accinge a prendere in esame il fenomeno da un punto di vista scientifico, comincia col mettere in dubbio addirittura la realtà della sopravvivenza in quanto sostiene che nulla sopravvive a quel trauma chiamato morte. Per lui essa rappresenta l’annientamento totale. Pertanto il primo punto da dimostrare è che esista qualcosa dopo la morte, cosa che è possibile effettuare soltanto attraverso i fenomeni dello spiritismo. Finché non sia stato chiarito in modo inconfutabile che lo «spirito», qualsiasi esso sia, continua ad esistere dopo la morte, è inutile discutere se questi viene o meno a reincarnarsi in quanto lo scettico subito obietterà che la cosa è impossibile proprio perché tale spirito non esiste! Alla luce di quanto sopra, ribadisco che è inutile mettersi a discutere sulla questione della reincarnazione se non si dà per scontata l’esistenza dello spirito.
2. Dato per concesso quanto sopra, non sussiste ancora alcuna prova della realtà della reincarnazione, qualora volessimo avere una «prova» nel senso scientifico della parola. Per stabilire una simile dottrina, sarebbe necessaria una valanga di testimonianze, di gran lunga superiori a quelle richieste per i comuni fenomeni di spiritismo i quali si propongono di stabilire una verità comparativamente semplice. Come tutti sappiamo, esistono comunque molte meno prove della realtà della reincarnazione di quante ne sussistono in merito al ritorno degli spiriti. Poiché «il valore della prova deve essere proporzionale alla stranezza degli avvenimenti» è evidente che siamo ancora ben lungi, sotto questo profilo, dal provare l’esistenza della reincarnazione. Dovrebbero essere avanzate un numero schiacciante di prove, e ciò non si è ancora verificato.
3. Non è necessariamente vero che, poiché lo spirito umano continua ad esistere per tutta l’eternità futura, esso debba necessariamente essere esistito per tutta l’eternità passata. La fisica ci insegna che un corpo in movimento ad un certo punto si ferma a causa dell’opposizione o frizione da parte di forze esterne che vengono ad agire su di lui. In assenza di ciò, in teoria, il corpo dovrebbe continuare ad avanzare in linea retta. Una volta lanciata una palla, sempre che non si produca alcuna frizione, questa proseguirebbe lungo la sua traiettoria senza arrestarsi mai. Analogamente, lo spirito umano, dopo il primo avvio, potrebbe continuare per la sua strada, dal momento che non vediamo sul suo cammino alcun ostacolo paragonabile a quelli che agiscono nel nostro mondo fisico. Inoltre, uno spruzzo di fango schizzato via da una ruota in movimento, esiste solo come frammento individuale, mentre prima faceva parte della massa totale.
Ipotizzando pertanto che uno spirito umano individuale, al momento della nascita, venga in qualche modo separato ed individualizzato dal nucleo globale di energia vitale cosmica, in occasione della concezione, potrebbe verificarsi l’eventualità che esso, da allora in poi, continui come entità individuale per tutta l’eternità, senza necessariamente essere esistito come tale in passato.
In secondo luogo, dando per scontato che la vita sia una forza individualizzata, è pensabile che essa, ascendendo in una serie di spirali, tenda a diventare più distaccata con ogni rivoluzione attraverso la quale passa e che, alla fine, arrivi a staccarsi del tutto dal vortice della vita come un essere individuale. La nascita potrebbe costituire il processo suddetto; vediamo inoltre, anche in questa occasione, che non si deve necessariamente supporre che lo spirito umano deve essere esistito in passato poiché continua ad esistere nel futuro. Per quanto riguarda la legge di compensazione, non si tratta di un’argomentazione vera e propria ma piuttosto di un credo emotivo basato sull’idea di giustizia. Ma, in primo luogo, ciò può non essere necessariamente vero e, secondariamente, allo stesso risultato si arriva anche in altre religioni: secondo gli insegnamenti del cattolicesimo ortodosso, ad esempio, la ricompensa del povero ma giusto è nei Cieli e, in conformità alla filosofia spiritista, essa dipende dal progresso e dallo sforzo individuale. Non si può pertanto sostenere che la dottrina della reincarnazione adduca una motivazione logica. Rimane solo l’argomentazione più importante, basata sulla prova sperimentale, e cioè che molte persone asseriscono di essere in grado di ricordare frammenti delle loro vite passate o addirittura ricostruirle per intero. Questi ultimi casi tuttavia sono rarissimi ed il materiale attraverso il quale ci si potrebbe formare una propria opinione sull’argomento non è mai stato pubblicato. Pertanto, in mancanza di prove attendibili ed inoppugnabili, per il momento dobbiamo credere, a meno che non sopraggiungano fatti nuovi, che simili episodi non dipendano dalla realtà ma da elaborate fantasticherie subconsce, frutto di una fervida immaginazione, elaborate dalle persone coinvolte nell’ambito del loro io come risultato di elucubrazioni su loro possibili vite passate. Tale ipotesi è suffragata da parecchie considerazioni e, quantomeno in alcuni casi, è stato dimostrato senza ombra di dubbio che quelle «vite passate» erano in realtà fittizie e che il cosiddetto relativo «ricordo» altro non era che una pura fantasticheria subconscia. Rimangono quei casi, molto meno soddisfacenti e convincenti ma di gran lunga più numerosi, in cui vengono ricordati episodi sporadici di vite passate oppure balzano alla mente determinate scene unitamente all’impressione, che talora diventa certezza, di averle già vissute. Molti casi siffatti possono essere spiegati in modo del tutto naturale e non offrono certo alcuna prova della dottrina della reincarnazione. Ora vi illustrerò alcune cause alle quali potrebbero essere addebitate tali apparenti «reminiscenze di vite passate». Innanzitutto molte di esse sono dovute alle cosiddette illusioni o allucinazioni di ricordi, «pseudo-presentimenti», nel corso delle quali l’episodio e la sensazione ad esso legata vengono a ribaltarsi o a trasporsi nella mente, cosicché ci si ricorda dell’impressione come accaduta prima dell’avvenimento reale mentre, al contrario, si era prodotta dopo. È stato scientificamente dimostrato che ciò si verifica in molti casi. In secondo luogo, i sogni o le impressioni a livello subconscio, che non assurgono mai al piano della coscienza, possono emergere all’improvviso a causa di un determinato processo mentale, provocando in tal modo la sensazione (vera, in un certo senso) di averla già sperimentata prima. Difatti è proprio quanto si è verificato, ma in un sogno, e non in una vita precedente! Per terzo, molteplici esperienze, conversazioni ecc. delle quali si è venuti a conoscenza prima dei quattro anni di età, allorché la personalità sta subendo un processo di formazione, nonché quando sembra iniziare il ricordo consequenziale e la coscienza dell’«io», possono essere ricordate come esperienze isolate, fornendo l’impressione di averle già vissute. Anche stavolta si tratta di una realtà, ma non certo vissuta in una «vita precedente». Per finire, esistono molti casi in cui la mente subconscia annota una scena od un evento per una frazione di secondo, o magari parecchi secondi o addirittura minuti, prima che lo stesso avvenga per la mente conscia; e quando quest’ultima si rende conto di ciò, si produrrà ancora questo senso di «familiarità» o la sensazione di aver già sperimentato od assistito ad un episodio simile. Ancora una volta ciò corrisponde a verità, ma prodottasi solo poco tempo prima dell’esperienza effettiva. Pertanto, a causa di tutte queste motivazioni ed anche di altre che sarebbe troppo lungo enunciare in questa sede, la maggioranza degli spiritisti e dei parapsicologi per il momento non ritengono valida la dottrina della reincarnazione o, comunque, non sufficientemente dimostrata e preferiscono credere, almeno finché essa non verrà suffragata da valide prove, che lo spirito umano individuale viene ad iniziare al momento della nascita, si costruisce una propria vita grazie a sforzi ed esperienze personali, e, una volta raggiunto il mondo spirituale dopo la morte, sempre grazie ad un prodigarsi continuo, riesce a migliorarsi proprio come avviene qui su questa terra.
La maggior parte delle filosofie orientali si basano sulla teoria della reincarnazione o l’incorporarsi della stessa anima in una varietà di corpi fisici viventi su questa terra nel corso di varie fasi della storia del mondo, spesso separate l’una dall’altra da un certo numero di anni. Questa dottrina asserisce che, nel corso di tutte queste esistenze, viene mantenuta la medesima individualità, come «sfondo», ma che ogni vita costituisce anche un’esperienza individuale destinata ad impartire all’anima determinate lezioni che questa deve apprendere onde raggiungere un miglioramento ed una perfezione definitiva. Tale filosofia si basa soprattutto sulla legge di compensazione secondo la quale, poiché in questa esistenza ci sono tante ingiustizie sia dal punto di vista materiale che spirituale, l’anima potrà rifarsi in un altro momento ed in altre circostanze. Pertanto la povertà ed altre condizioni di infelicità esistenti in questa vita non sono fini a se stesse bensì devono servirci di lezione: è difatti molto probabile che, in qualche vita passata, lo stesso individuo sia stato straordinariamente ricco e abbia fatto uso sbagliato delle ricchezze e del potere a lui conferito. Si tratta di una dottrina invero molto affascinante che, a prima vista, non potrebbe che trovarci consenzienti; eppure a questa teoria della reincarnazione possono essere mosse numerose obiezioni. Innanzitutto è opportuno rispondere all’obiezione più frequentemente mossa dai critici comuni e cioè quella che, se la stessa anima va a reincarnarsi un certo numero di volte, dovrebbe ricordare le sue esistenze passate, mentre di fatto ciò avviene raramente. A questo punto, se davvero dovessimo trarre profitto o beneficio da queste precedenti esperienze, ricordarsele dovrebbe essere essenziale. I teosofi o i sostenitori della teoria della reincarnazione rispondono invece che ogni vita deve essere intesa come un’esistenza individuale, separata, senza alcun vincolo di ricordo o legame con una qualsiasi altra precedente. L’anima dell’individuo che si reincarna raccoglie la conoscenza di ogni vita solo dopo la morte, allorché questa viene aggiunta alla massa totale delle esperienze acquisite. Pertanto la vita umana individuale viene concepita di gran lunga superiore a qualsiasi singola vita, proprio come un secchio d’acqua è composta da migliaia di gocce, ciascuna delle quali intesa come unità separata finché non viene ad unirsi alle altre nel grande tutto. Allo stesso modo, ogni vita individuale, rappresentante una goccia separata, rimane individualizzata fin dopo la morte, allorché viene di nuovo a confluire nella personalità globale. La nostra capacità di ricordare le esistenze passate viene spiegata col fatto che non sussiste un legame diretto fra l’io totale e quello che viene a costruirsi in questa vita mediante il cervello fisico. Essi sono separati sebbene in questa sede sarebbe troppo lungo spiegare con esattezza la natura e le cause di tale scissione, in conformità alle teorie avanzate. Un’altra argomentazione a sostegno della reincarnazione, peraltro molto valida a detta di molti, è quella che la vita deve essere necessariamente eterna ed immortale in quanto la morte non può distruggerla ed essa continua ad esistere in futuro per tutta l’eternità. Per la medesima ragione deve essere anche esistita nell’eternità del passato ed è «inconcepibile» che qualcosa come lo spirito umano individuale debba continuare ad esistere per sempre dopo il momento della nascita mentre non esisteva affatto prima di quell’avvenimento. Quanto sopra costituisce la più importante argomentazione portata a sostegno della dottrina della reincarnazione, alla quale vorrei aggiungerne un’altra basata su prove sperimentali: molti di coloro i quali hanno raggiunto un sufficiente sviluppo extrasensoriale, riescono – per così dire – a ricordare le loro esistenze passate. A volte si tratta di immagini sporadiche o di singoli episodi, a volte addirittura si tratta di tutta la vita, intesa come una serie consecutiva di scene ed avvenimenti. Molti qualificati esponenti della teosofia sostengono di essere in grado di farlo. Tuttavia la maggior parte degli spiritisti sono contrari a questa teoria e confutano la realtà della reincarnazione, sebbene in passato ci sia stata una grande divergenza di opinioni in proposito. Invece la Scuola degli Spiritisti Francesi sostiene che la reincarnazione è un fatto. D’altro canto invece la maggior parte dei medium tedeschi, inglesi ed americani sostiene che la reincarnazione non esiste, asserzione più volte sottolineata in tono enfatico anche dagli spiritisti che ritornano attraverso di loro! Prendendo in esame questa teoria della reincarnazione, dobbiamo tener presente alcuni fattori.
1. In linea di massima, colui il quale si accinge a prendere in esame il fenomeno da un punto di vista scientifico, comincia col mettere in dubbio addirittura la realtà della sopravvivenza in quanto sostiene che nulla sopravvive a quel trauma chiamato morte. Per lui essa rappresenta l’annientamento totale. Pertanto il primo punto da dimostrare è che esista qualcosa dopo la morte, cosa che è possibile effettuare soltanto attraverso i fenomeni dello spiritismo. Finché non sia stato chiarito in modo inconfutabile che lo «spirito», qualsiasi esso sia, continua ad esistere dopo la morte, è inutile discutere se questi viene o meno a reincarnarsi in quanto lo scettico subito obietterà che la cosa è impossibile proprio perché tale spirito non esiste! Alla luce di quanto sopra, ribadisco che è inutile mettersi a discutere sulla questione della reincarnazione se non si dà per scontata l’esistenza dello spirito.
2. Dato per concesso quanto sopra, non sussiste ancora alcuna prova della realtà della reincarnazione, qualora volessimo avere una «prova» nel senso scientifico della parola. Per stabilire una simile dottrina, sarebbe necessaria una valanga di testimonianze, di gran lunga superiori a quelle richieste per i comuni fenomeni di spiritismo i quali si propongono di stabilire una verità comparativamente semplice. Come tutti sappiamo, esistono comunque molte meno prove della realtà della reincarnazione di quante ne sussistono in merito al ritorno degli spiriti. Poiché «il valore della prova deve essere proporzionale alla stranezza degli avvenimenti» è evidente che siamo ancora ben lungi, sotto questo profilo, dal provare l’esistenza della reincarnazione. Dovrebbero essere avanzate un numero schiacciante di prove, e ciò non si è ancora verificato.
3. Non è necessariamente vero che, poiché lo spirito umano continua ad esistere per tutta l’eternità futura, esso debba necessariamente essere esistito per tutta l’eternità passata. La fisica ci insegna che un corpo in movimento ad un certo punto si ferma a causa dell’opposizione o frizione da parte di forze esterne che vengono ad agire su di lui. In assenza di ciò, in teoria, il corpo dovrebbe continuare ad avanzare in linea retta. Una volta lanciata una palla, sempre che non si produca alcuna frizione, questa proseguirebbe lungo la sua traiettoria senza arrestarsi mai. Analogamente, lo spirito umano, dopo il primo avvio, potrebbe continuare per la sua strada, dal momento che non vediamo sul suo cammino alcun ostacolo paragonabile a quelli che agiscono nel nostro mondo fisico. Inoltre, uno spruzzo di fango schizzato via da una ruota in movimento, esiste solo come frammento individuale, mentre prima faceva parte della massa totale.
Ipotizzando pertanto che uno spirito umano individuale, al momento della nascita, venga in qualche modo separato ed individualizzato dal nucleo globale di energia vitale cosmica, in occasione della concezione, potrebbe verificarsi l’eventualità che esso, da allora in poi, continui come entità individuale per tutta l’eternità, senza necessariamente essere esistito come tale in passato.
In secondo luogo, dando per scontato che la vita sia una forza individualizzata, è pensabile che essa, ascendendo in una serie di spirali, tenda a diventare più distaccata con ogni rivoluzione attraverso la quale passa e che, alla fine, arrivi a staccarsi del tutto dal vortice della vita come un essere individuale. La nascita potrebbe costituire il processo suddetto; vediamo inoltre, anche in questa occasione, che non si deve necessariamente supporre che lo spirito umano deve essere esistito in passato poiché continua ad esistere nel futuro. Per quanto riguarda la legge di compensazione, non si tratta di un’argomentazione vera e propria ma piuttosto di un credo emotivo basato sull’idea di giustizia. Ma, in primo luogo, ciò può non essere necessariamente vero e, secondariamente, allo stesso risultato si arriva anche in altre religioni: secondo gli insegnamenti del cattolicesimo ortodosso, ad esempio, la ricompensa del povero ma giusto è nei Cieli e, in conformità alla filosofia spiritista, essa dipende dal progresso e dallo sforzo individuale. Non si può pertanto sostenere che la dottrina della reincarnazione adduca una motivazione logica. Rimane solo l’argomentazione più importante, basata sulla prova sperimentale, e cioè che molte persone asseriscono di essere in grado di ricordare frammenti delle loro vite passate o addirittura ricostruirle per intero. Questi ultimi casi tuttavia sono rarissimi ed il materiale attraverso il quale ci si potrebbe formare una propria opinione sull’argomento non è mai stato pubblicato. Pertanto, in mancanza di prove attendibili ed inoppugnabili, per il momento dobbiamo credere, a meno che non sopraggiungano fatti nuovi, che simili episodi non dipendano dalla realtà ma da elaborate fantasticherie subconsce, frutto di una fervida immaginazione, elaborate dalle persone coinvolte nell’ambito del loro io come risultato di elucubrazioni su loro possibili vite passate. Tale ipotesi è suffragata da parecchie considerazioni e, quantomeno in alcuni casi, è stato dimostrato senza ombra di dubbio che quelle «vite passate» erano in realtà fittizie e che il cosiddetto relativo «ricordo» altro non era che una pura fantasticheria subconscia. Rimangono quei casi, molto meno soddisfacenti e convincenti ma di gran lunga più numerosi, in cui vengono ricordati episodi sporadici di vite passate oppure balzano alla mente determinate scene unitamente all’impressione, che talora diventa certezza, di averle già vissute. Molti casi siffatti possono essere spiegati in modo del tutto naturale e non offrono certo alcuna prova della dottrina della reincarnazione. Ora vi illustrerò alcune cause alle quali potrebbero essere addebitate tali apparenti «reminiscenze di vite passate». Innanzitutto molte di esse sono dovute alle cosiddette illusioni o allucinazioni di ricordi, «pseudo-presentimenti», nel corso delle quali l’episodio e la sensazione ad esso legata vengono a ribaltarsi o a trasporsi nella mente, cosicché ci si ricorda dell’impressione come accaduta prima dell’avvenimento reale mentre, al contrario, si era prodotta dopo. È stato scientificamente dimostrato che ciò si verifica in molti casi. In secondo luogo, i sogni o le impressioni a livello subconscio, che non assurgono mai al piano della coscienza, possono emergere all’improvviso a causa di un determinato processo mentale, provocando in tal modo la sensazione (vera, in un certo senso) di averla già sperimentata prima. Difatti è proprio quanto si è verificato, ma in un sogno, e non in una vita precedente! Per terzo, molteplici esperienze, conversazioni ecc. delle quali si è venuti a conoscenza prima dei quattro anni di età, allorché la personalità sta subendo un processo di formazione, nonché quando sembra iniziare il ricordo consequenziale e la coscienza dell’«io», possono essere ricordate come esperienze isolate, fornendo l’impressione di averle già vissute. Anche stavolta si tratta di una realtà, ma non certo vissuta in una «vita precedente». Per finire, esistono molti casi in cui la mente subconscia annota una scena od un evento per una frazione di secondo, o magari parecchi secondi o addirittura minuti, prima che lo stesso avvenga per la mente conscia; e quando quest’ultima si rende conto di ciò, si produrrà ancora questo senso di «familiarità» o la sensazione di aver già sperimentato od assistito ad un episodio simile. Ancora una volta ciò corrisponde a verità, ma prodottasi solo poco tempo prima dell’esperienza effettiva. Pertanto, a causa di tutte queste motivazioni ed anche di altre che sarebbe troppo lungo enunciare in questa sede, la maggioranza degli spiritisti e dei parapsicologi per il momento non ritengono valida la dottrina della reincarnazione o, comunque, non sufficientemente dimostrata e preferiscono credere, almeno finché essa non verrà suffragata da valide prove, che lo spirito umano individuale viene ad iniziare al momento della nascita, si costruisce una propria vita grazie a sforzi ed esperienze personali, e, una volta raggiunto il mondo spirituale dopo la morte, sempre grazie ad un prodigarsi continuo, riesce a migliorarsi proprio come avviene qui su questa terra.