Nel suo componimento "Venere contro" Massimo scrive
Che magnificentia tutta è codesta
Eppur il capisce alcuno
Che il riale fin limite si presta
Che spazza se mortal superbo non si arresta.
E per magnificentia invocando
Messere lo Saturno e madonna Venus di sventura insolita
Dello gentile sentimento privando
Non più a messere Iuppiter fides appoggiando.
Chè di fioca codesta trattasi
Più volte il dimostrò dall’alto
Netto taglio per l’eterno facciasi
Chè ogni volta d’inferi è lo salto.
Lex naturalis da sempre dipartita una
Eppur Ades già più il visitò
Che trattasi di bionda chioma o bruna
A che pro Iuppiter il mandò.
È codesta la volta con la falce signora
Anima mia seco ha portato
Giammai contenta ad ora
Ma perché messeri perfido spasso meco è nato?
Che verba di sentimento approcciando
E regina luna s’abbandona
Sì che psiche all’inganno abboccando
E infernale opposizione da padrona.
Oh tu con la falce signora
Siffatto sorriso giammai ostentando
Chè ‘l tradimento anima divora
E squilibrio in altrui consolazione gettando.
Amicus Iuppiter ego te invoco
Semmai cara tibi mia nativa dimora
Estrema risoluzione dell’opposizione in loco
Mihi Venus per sua natura o messere lo Saturno meco e con la falce signora.
Messeri fatal prova codesta
Reduce anima ormai straziata
Sorelle Parche è forse ambita la mia testa?
Sorella anima ignoti lidi ormai andata.
Nulla più mei res meco si giace
Rovine di vuoto tempio terreno
Nulla più mei res meco si giace
Pater meus non mi son più e non più sereno.
Arrenderommi tuae voluntati
Oh pater anima mea tibi raccomando
Beati di candidi alati
Chè quaggiù da tempo non più trovando.
Da perfido spasso ormai soggiogato
Messeri tutti ego imploro
Non più ab Iove supportato
Niente più mortale impulso meglio solo.
Che se Venus in realtade arpia
E regina solinga luna con quel dell’Ade
E non più spensieratezza come pria
Fine allo sentimento messeri un po’ di bontade.
Contemplate omnes vi priego
Li abissi dello sgomento
Non più vis per diniego
Perir vorria per lo momento.
Afflitte lacrime e disperate per la strada abbandonar
Mestier coatto per spietata opposizione
Nulla più mio rilievo financo flusso lunar
Sol dolor per fides maledicta ostinazione.
Da oscura e fatal signora
Progetto per squilibrio fu compiuto
Proferì rimembro ancora
Pria per amor non più arguto.
D’ella fu detto “ che dalla vetta eccelsa più alta del mondo”
Che brivido rimembranza
" una rovinosa caduta squarcerà il suo cuore giocondo”
urlerei ad oltranza.
Ch’ella di sicuro con la falce signora
Con squilibrio e perdizione
Portommi via le interiora
E squarciommi psiche cum satisfatione.
Ipsa etiam dixit “ sì che la sua anima errante sarà imprigionata”
Sillaba mors mea cadauna
“di mille spine trafitta e mai potrà essere reincarnata”
era questo per me mia amata luna?
Et legite etiam “servilo bene con dolce amore”
Legite horrendum
“finchè d’amaro saprà la sua bocca qual veleno migliore?”
Cosmica ironia di malefico aspetto
non in singoli trova fonte
ma nello preciso incontro per dispetto
e distribuisce colpe e poi Caronte.
Sì che nihil confusa ratio il capisce
Ubi medesmo errore si cela
Eppur vita ad libitum ammonisce
E di questo immonda opposizione si bea.
Ma perché sopportare tutto questo
Messere lo Saturno dello karma messaggero
Da colà lezione ho imparato presto
Mettasi fine allo svuotamento chè più dell’aere leggero.
E se tempestiva ricaduta non congedasi
Messeri lo accordo m’è caro
E priego imploro facciasi
O solo o Musa per sempre e non più amaro.
Che quando sincero amor d’altra parte è dato
Nullo prodigio chè lo paradosso ivi si giace
Karmica lex rendemi bendato
E mea ratio devasta e si compiace.
Ego stultus che ancor imploro
Che Iupiter colà è di fides illusoria
Karmica opposizione in veritade ignoro
In codesta vita privazione et sine victoria.
Ego te odio infernale signora
Chè vitalità illo tempore m’appartenne
Dicasi ubi ea et ora
Ma perché per messere lo Plutone labor perenne?
Che se lo intento è d’odio in me regnare
Ebbene messeri è lo momento
Chè d’altra parte valore alcuno perdonare
Vendicherommi strisciando per più di cento.
Malefico status in Ade cosciente
Messere lo Plutone compiaciuto
Nulla mei res sfuggita et or serpente.
Gaia accoglienza per coatto mutamento
Messere lo Plutone e con la falce signora
D’eterno riposo più contento
Che non anima vostra semper ab hora.
Oh sì quanto di rivalsa sapor m’è caro
Se rimembranza a mio dolor d’altra parte offeso
Brinderei fino a sgombrar lo calice dello vino amaro
E pietade alcuna e strisciando e di ferocia acceso.
Ma perché Venus proprio tu
Amoris et gaudii et letitiae Dea
Mihi non di caduca parvenza più
Ma perché anima mea di tutto questo non si bea?
Et si aliquando pentimento ti accarezza
Solenne et lacera promessa
Mai più perdono et fides et pietade mi attraversa.
Chè già donato e già sofferto
E filar di Parche non si arresta
Troppo tardi adunque e codesto è certo
Nulla mei res più si presta.
Sed Solis et Veneris concursus ubi ti giaci
sospirata de quo fortuna
da tanto adorata non più mi piaci
Se d’affanno è l’effetto è sfortuna.
Ego scio per me Plutone sorride et pago
Ego scio per me Veneris longe alia natura
Ego scio per me Saturno lenta mors in paludoso lago
Ego scio per me Iuppiter dimesso sembianza di paura.
Sì, vestris voluntatibus messeri arrenderommi
Chè non più corporis et animi vires in mia dimora
Et mihi impetum concedite sì che perdonerommi
Se da intenso dolor tradito, propositum di con la falce signora.
Vital soffio ti priego non prender congedo
Et vos redite serenitas et fides
Pater cum tota anima mea in te credo
Et in anima mea tibi amor leges.
Dedicato a tutti coloro che soffrono per amore....Non mollate ragazzi!