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BOOTE-CORONA BOREALE-IL DRAGO-IL CIGNO
Boote Le stelle di Boote La lucida della costellazione, Arturo (α Bootis, di magnitudine – 0,06) è anche la stella più luminosa di tutto il cielo boreale e la quarta del firmamento dopo Sirio, Canopo e Rigil Kentaurus. Il suo nome deriva dal greco arcturos, “guardiano dell’orsa”. Si sposta nel cielo verso sud di 2’’,28 all’anno; tra le stelle molto luminose è quella più veloce: in 800 anni percorre in cielo una distanza pari al diametro apparente della Luna. “Attualmente” osserva Piero Bianucci “si sta avvicinando al sistema solare a cinque chilometri al secondo puntando in direzione della Vergine. La sua luminosità apparente quindi continuerà ad aumentare, sia pure impercettibilmente, per alcune migliaia di anni, poi comincerà a diminuire via via che si allontanerà da noi e infine Arturo tra mezzo milione di anni, ormai approdato nella costellazione della Vergine, non potrà più essere visto a occhio nudo. Questo singolare comportamento si deve al fatto che Arturo è una stella dell’alone galattico, quel polverio di stelle e di ammassi globulari che orbitano attorno al centro della Via Lattea fuori del suo piano equatoriale”. La si individua facilmente, perché il manico ricurvo del Gran Carro punta nella sua direzione. Arturo forma la base di una grande Y al cui centro vi è Izar, “cintura pelvica, lombi”, (ε Bootis, una stella doppia di cui la principale è di magnitudine 2,47 e la compagna di 5,04); sul lato sinistro Gemma o Alphecca (α Coronae Borealis); e sul lato destro Haris o Seginus (γ Bootis, di magnitudine 3,05), variante di Ceginus, che è anche uno dei nomi antichi della costellazione: per alcuni astronomi deformazione di Cefeo, costellazione vicina, per altri di Kheturus, il nome arabo di Arcturus. Fra le altre stelle della costellazione β Bootis (di magnitudine 3,6) è chiamata Nekkar, nome arabo dell’intera costellazione; η (di magnitudine 2,69) è detta Mufrid, da al mufrid al ramish, “la stella solitaria del lanciere”; e μ (di magnitudine 4,3), Alkalurops, dal greco kalaurops, “verga pastorale”. Lo sciame meteorico più abbondante di tutto l’anno, quello delle Quadrantidi, si sprigiona dalla parte settentrionale di Boote, che una volta era occupata dalla costellazione del Quadrans Muralis, dal quale lo sciame prese il nome. Le Quadrantidi raggiungono un massimo di circa cento meteore all’ora il 3-4 gennaio; ma non sono brillanti quanto altri sciami meteorici, come per esempio quello delle Perseidi. La Corona Boreale Situata fra Boote ed Ercole, è formata da un arco di sette stelle non particolarmente luminose tranne due, Gemma o Alphecca (α Coronae Borealis, una binaria spettroscopica a eclisse di magnitudine 2,23), posta nella Corona come una gemma quasi centrale, e in misura minore Nusakan (β, di magnitudine 3,68), deformazione-riduzione di un antico nome arabo della costellazione, Kas at Masakin, “la ciotola del povero”, antica immagine diversa dalla classica. Questa costellazione è una delle poche le cui stelle disegnano la figura loro attribuita. Il Drago Un enorme e sinuoso drago è attorcigliato intorno al polo Nord circondando con la sua coda l’Orsa Minore: rappresenta l’omonima costellazione (Draco) che, sebbene sia una delle più vaste e antiche, non è facilmente percepibile a occhio nudo essendo composta da stelle di debole luminosità. Oggi contiene il polo dell’eclittica; ma vi fu un tempo che a causa della precessione degli equinozi aveva anche la stella polare, Thuban (α Draconis), la terzultima della sua coda. Nel 2830 a.C. il moto di precessione degli equinozi la portò ad appena 10’ dal polo Nord. Le stelle del Drago Conosciamo già l’importanza di Thuban (α Draconis, di magnitudine 3,64), la polare che precedette in questa funzione l’attuale stella dell’Orsa Minore. Ma anche le altre, soprattutto le cinque che ne compongono la testa, hanno ispirato la fantasia degli osservatori antichi. I nomadi del deserto le chiamavano “i Cinque Cammelli che trottano nel deserto”. Fra queste β Draconis, di magnitudine 2,78, è detta negli attuali atlanti stellari Alwaid, dall’arabo al awaid, “la madre cammella”; ma anche Rastaban, da al ras al thu’ ban, “la testa del drago”. Venne anche chiamata Al Awwad, “il suonatore di liuto”. Eltanin (γ Draconis, di magnitudine 2,2), situata sopra la precedente, deriva a sua volta da al ras al tinnin, che significa “testa del drago” come Rastaban. I moderni l’hanno soprannominata Zenith Star perché coincide quasi perfettamente col meridiano di Greenwich. A sua volta μ Draconis (una binaria a lungo periodo, di magnitudine 5, situata sulla punta della lingua del Drago), è chiamata Arrakis, da al rakis, “il danzatore”, ma era anche detta Al Rafad, “il cammello isolato”, oppure Al Ruba’, “il cammellino” o “il puledro”. Nel secondo snodo due stelle, ζ (di magnitudine 3,2) ed η (una doppia di magnitudine 2,7), erano dette congiuntamente Al Dhi’ Bain, ovvero “le due iene” che stavano in agguato aspettando il passaggio dei cammelli per assalire il Cammellino: Al Ruba’. Il Cigno Le stelle del Cigno Una parte della costellazione è stata anche chiamata Croce del Nord, dove le stelle comprese fra Deneb (α Cygni, di magnitudine 1,25) e Albireo (β Cygni, di magnitudine 3,09) formano il braccio verticale, mentre quelle fra δ (di magnitudine 2,87) ed ε (di magnitudine 2,46), detta Gienah, “l’ala”, tracciano l’orizzontale di una vasta croce, visibilissima nonostante la luminosità della circostante Via Lattea: il punto d’intersezione dei due bracci è segnato da Sadr (γ Cygni, di magnitudine 2,2). Nella mappa celeste cristianizzata, ispirò la Croce del Cristo portata in grembo da sant’Elena. La Croce del Nord, più bella e perfetta di quella del Sud, è stata vista nella cristianità come un segno della nascita del Cristo, perché nella notte di Natale splende nel firmamento a occidente: si potrebbe tuttavia osservare che, per un simbolismo corretto, dovrebbe trovarsi a oriente, come succede d’estate. I nomi di alcune stelle del Cigno sono di derivazione araba: Deneb deriva da dhanab al dajajah, “la coda dell’uccello femmina”; Albireo è la deformazione di una parola araba a sua volta traduzione del greco ornis,”uccello”: nel Medioevo divenne inizialmente ab ireo, per trasformarsi poi in Albireo. Sadr, così scritta anche in arabo, significa “petto”, e Gienah, da al janah, “ala”: i punti della figura in cui sono situate. Il Cigno si trova in una zona particolarmente ricca della Via Lattea, che nelle notti di tramontana si può vedere divisa in due da una banda scura di polvere, chiamata Sacco di Carbone Boreale o Fenditura del Cigno (Cygnus Rift). La sua stella più luminosa, Deneb, costituisce uno dei vertici di quello che è stato chiamato Triangolo d’Estate, completato da Altair, nella costellazione dell’Aquila, e da Vega situata in quella della Lira. |