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IL CENTAURO OVVERO CHIRONE MITOLOGIA GRECA ROMANA
Nell’immaginario mitologico greco i Centauri vivevano in montagna e nelle foreste, nutrendosi di carne cruda, e avevano costumi brutali. Si narrava che fossero nati dagli amori di Issione e di una nuvola. Issione era un re Tessalo spergiuro e assassino che Zeus aveva purificato dei suoi delitti. Nonostante il beneficio ricevuto, l’ingrato aveva tentato di usare violenza a Era. Per castigarlo il sovrano degli dei aveva modellato con le sembianze di Era una nuvola, Nefele, con la quale il bruto si unì generando il primo Centauro. Subito dopo Zeus lo punì legandolo a una ruota infuocata che girava incessantemente, e lo lanciò nel cielo. I Centauri avevano ereditato dal padre la brutalità e l’inclinazione alla violenza. Un giorno, durante le nozze di Ippodamia e Piritoo, il lapita re dei Magnesi, bevvero così tanto vino che, appena comparve la sposa, uno di loro la rapì, subito imitato dagli altri Centauri che agguantarono bramosi donne e fanciulli. Piritoo e il suo paraninfo Teso accorsero in difesa di Ippodamia assalendo i Centauri, che furono vinti e cacciati da quel territorio. Ma vi era un centauro diverso dagli altri, Chirone. Si favoleggiava che una volta Crono, volendo unirsi alla ninfa Filira, una delle figlie di Oceano, si fosse trasformato in un cavallo per non essere sorpreso dalla moglie Rea. Da quegli amori nacque Chirone, mezzo uomo e mezzo cavallo; la madre lo allevò sul monte Pelio, in Tessaglia, dove lo aveva dato alla luce, in una grotta che aveva scelto come abitazione; e poi lo aiutò ad allevare i bambini che gli venivano affidati, fra cui Achille, Giasone e Asclepio. Era molto amico dei saggi, saggio lui stesso e benevolo verso gli uomini, e mai ricorreva alla violenza. Aveva protetto Peleo contro i Centauri che volevano ucciderlo, restituendogli la spada che gli era stata nascosta. Poi gli aveva suggerito il modo migliore per costringere la dea marina Teti, che lo rifiutava, a unirsi a lui. Grato per la sua protezione, Peleo gli aveva affidato l’educazione di Achille dopo la separazione dalla moglie. L’insegnamento di Chirone si basava sulla musica, la morale, l’astronomia e la medicina, poiché era anche un celebre medico e chirurgo. Conosceva le varie proprietà dei corpi celesti e sapeva come stornarne gli influssi malefici dall’umanità. Si diceva che per primo avesse insegnato la pratica delle leggi, l’inviolabilità del giuramento e la venerazione degli dei. Fu Eracle a causarne involontariamente la morte. L’eroe, che si stava recando sul monte Erimanto, dove avrebbe dovuto superare la quarta fatica catturando vivo il terribile cinghiale, venne ospitato dal centauro Folo, figlio di Sileno e di una ninfa dei boschi, e dunque diverso dagli altri. Durante il pasto l’ospite non osava offrirgli il vino contenuto in una giara che, appartenendo a tutti i Centauri, non si poteva mescere senza il loro consenso. Ma l’eroe gli ricordò che, tanto tempo prima, Dioniso aveva lasciato la giara nella grotta perché fosse aperta proprio in quell’occasione. Quando i Centauri sentirono l’odore del vino si precipitarono verso la grotta armati di grossi massi, di abeti che avevano sradicato cammin facendo, di torce e trinchetti. Mentre Folo, terrorizzato, cercava scampo, Eracle respingeva i primi assalitori lanciando carboni infuocati e poi frecciandoli. Ma Nefele, la nonna dei Centauri, fece cadere dal cielo una pioggia così fitta e violenta che allentò la corda del suo arco e rese scivoloso il terreno. Nonostante quell’inconveniente l’eroe riuscì a uccidere parecchi assalitori. Gli altri si ritirarono precipitosamente rifugiandosi presso Chirone, loro re, che aveva cacciato precedentemente i Lapiti dal monte Pelio. Eracle, che li aveva inseguiti, scagliò contro di loro una freccia intinta nel sangue dell’Idra che, dopo aver trapassato il braccio di un Centauro, andò malauguratamente a conficcarsi nel ginocchio di Chirone. Disperato per l’incidente imprevisto, l’eroe cercò di sanare la ferita con i potenti farmaci del maestro, ma a nulla valsero i suoi sforzi: era incurabile e dolorosissima; sicché Chirone, essendo immortale, avrebbe dovuto soffrire eternamente. Ma grazie a Prometeo, che aveva proposto a Zeus di diventare immortale al suo posto, il saggio Centauro poté finalmente lasciare questa terra. Secondo il racconto di altri mitografi le cose sarebbero andate diversamente. Eracle, giunto durante una delle sue ultime fatiche alla grotta sul monte Pelio, aveva incontrato, oltre al suo maestro, il giovinetto Achille che stava imparando a suonare la lira. Chirone, il quale secondo questa versione del mito non era immortale, s’incuriosì talmente delle frecce avvelenate di Eracle che cominciò a esaminarle con attenzione maneggiandole disinvoltamente. Ma una freccia gli sfuggì di mano e si conficcò nel piede sinistro. Ogni tentativo di guarirlo fu vano: morì avvelenato. Quest’ultima versione sembra ricalcare un’altra storia che, narrata da Igino, aveva come protagonista Folo, l’amico di Eracle assalito dagli altri Centauri perché aveva aperto la giara colma di vino senza il loro permesso. Dopo la vittoriosa battaglia egli si stupiva che l’eroe con le sue corte frecce fosse riuscito a uccidere molti assalitori dalla corporatura tanto robusta. E mentre così ragionava volle tendere l’arco per gioco: fu allora che una freccia gli sfuggì di mano e cadde sul suo piede ferendolo mortalmente. “Questo fatto suscitò la pietà di Giove che lo sistemò nel cielo stellato insieme con la vittima che egli sembra tenere al di sopra dell’Ara per immolarla”. |