ASTROLOGIA MERCURIO MITOLOGIA GRECA ROMANA
Ermes, al quale fu assimilato il
Mercurio dei Romani, era figlio di Maia, una delle Pleiadi, che lo aveva
concepito con Zeus. Narra il mito che, appena nato, rubò ad Apollo sui monti
ombrosi della Pieria alcune bestie che nascose in una stalla. Ma venne presto
scoperto da Febo, dal quale riuscì non soltanto a farsi perdonare donandogli la
lira, ma anche a ottenere il caduceo in cambio della siringa. Successivamente,
sulla scia di una leggenda, il caduceo venne rappresentato con due serpenti
allacciati intorno alla verga e i calzari alati del dio. Si favoleggiava che un
giorno Ermes stesse scorrazzando sul monte Citerone quando s’imbatté in due
rettili che si combattevano aspramente. Per separarli gettò fra loro la verga
d’oro che gli aveva regalato Apollo e le due serpi vi si attorcigliarono
immobilizzandosi l’una di fronte all’altra. Era nato il caduceo, emblema di
pace e di amicizia fra i popoli. Il suo simbolismo era tuttavia più profondo,
in sintonia con il dio: alludeva all’armonia cosmica che nasce dall’equilibrio
degli opposti. A sua volta Zeus concesse a Ermes il privilegio d’introdurre e
tutelare il commercio fra gli uomini. Un altro aspetto di Ermes era la
mobilità, tipica dei pastori nomadi; sicché il dio veniva adorato lungo le vie
dai viandanti che lo consideravano una guida e una scorta. Era stato Zeus a
donargli un berretto rotondo che gli riparava il capo dalla pioggia e gli aurei
calzari alati che lo conducevano dappertutto con la rapidità del vento. Agli
dei insegnò l’arte di accendere il fuoco facendo roteare rapidamente un
bastoncino nella fessura di un ceppo. Aiutò le Moire a comporre l’alfabeto,
inventò l’astronomia, la scala musicale, l’arte del pugilato e della
ginnastica, la bilancia, le misure di capacità e introdusse la coltivazione
dell’olivo. Nel racconto dell’inno omerico sono riassunte tutte le complesse
funzioni di questo dio, che era considerato anche un protettore dei pastori
come kriophoros, ovvero portatore
dell’ariete sulle spalle. Ma il suo patronato consisteva non tanto nel
proteggere il bestiame – attività che si addiceva più ad Apollo – quanto nel
moltiplicarlo. Una delle sue caratteristiche era l’imprevedibilità: veniva
incontro al viandante quando meno se l’aspettava. Non casualmente il colpo di
fortuna o il guadagno inatteso si diceva ermaion.
Il dio che concedeva la fortuna era il protettore contro ogni sorta di
pericoli, sicché lo si venerava anche davanti alle porte delle case e delle
città. La sua funzione di accompagnatore per le strade si esplicava anche in
quella di guida alle anime dei morti verso gli inferi, sicché lo si definì
“psicopompo”. Era stato Ade a volerlo come suo araldo perché facilitasse il
trapasso dei morenti appoggiando delicatamente il caduceo sui loro occhi. Ermes
non conduceva soltanto agli inferi, ma anche fuori di essi, tant’è vero che
aveva riportato Persefone alla madre e insieme con Atena aveva scortato Eracle
nel viaggio di ritorno dal regno dei morti dopo il rapimento di Cerbero.
Virgilio poneva sullo stesso piano la presenza di Ermes sia nel momento della
“discesa” sia in quello della “salita” dal mondo dei morti. Siccome si
distingueva fra gli altri dei “per la mente acuta”, era maestro di astuzia ai
mortali ma anche ispiratore di abilità e di ingegno inventivo, sicché lo si
considerava contemporaneamente il protettore dei furfanti e dei commercianti.
Era anche un mago; grazie alla bacchetta magica aveva la facoltà di
addormentare e ridestare gli uomini. La funzione più importante di Ermes era
quella di messaggero degli dei, cioè di intermediario fra il non manifestato e
il manifestato. Era colui che portava il soffio creatore che anima tutte le
cose, il soffio dell’ispirazione in tutte le sue forme, quello che permette
agli uomini di comunicare tra loro.
|