
Ho deciso di scrivere questo post, sperando di fare cosa gradita ai miei amici lettori, per esporre sinteticamente i dati storici più salienti relativi all’evoluzione dell’astrologia in Egitto.
Gli egiziani ebbero in tutte le epoche grande inclinazione alla magia. La genealogia dei loro dei, Iside, Osiride, Horus, Set, Ra, Amon, Khnum etc. indica una forte tendenza al politeismo, secondo una scala di valori che culmina nel Sole. Rispetto alle divinità assiro-babilonesi che determinavano il carattere dell’uomo, gli dei egiziani erano esteriorizzazioni del carattere umano. Come in Babilonia, gli egiziani mescolavano alla conoscenza delle leggi reggenti i movimenti celesti apparenti, una serie di credenze religiose e magiche sulle attribuzioni delle potenze divine che governavano le diverse zone del cielo, e sul modo con cui discendevano in basso le influenze occulte favorevoli o sfavorevoli (legame indissolubile dello scientifico e del fantastico). I costruttori della grande piramide conoscevano certamente l’astronomia stellare, il corridoio della piramide di Cheope si trovava orientato sulla stella Alpha del Dragone; l’entrata del corridoio discendente si rivela diretta verso il luogo della volta celeste dove si trovava la stella polare all’epoca della costruzione del monumento. Una singolare mappa stellare a forma d’uomo seduto appare sulla tomba di Ramses II che regnò durante la 20a dinastia ed ebbe il merito di determinare i 4 Segni cardinali: Ariete, Bilancia, Cancro, Capricorno. Gli egiziani istituirono un calendario con risultati notevoli, e che ancora usiamo (la divisione dell’anno in 12 mesi e del giorno in 24 ore), e avevano potuto stabilire il catalogo dettagliato delle stelle visibili a occhio nudo, sapendole distinguere dai pianeti, chiamati erranti. Una delle testimonianze astrologiche più interessanti è lo Zodiaco circolare scolpito nel soffitto del tempio di Denderah e scoperto dal generale Desaix durante la spedizione di Buonaparte (1798) e che si trova al Louvre. Sembrerebbe risalire all’epoca dell’imperatore romano Tiberio; in questa rappresentazione si nota come i diversi animali e personaggi dello Zodiaco guardano l’occidente e sembrano dirigersi tutti nel senso del movimento diurno. Per gli egiziani, l’oriente dove nasce il Sole era la sorgente di luce, l’occidente era invece concepito come il lato oscuro, delle tenebre, dell’al di là. Le stelle erano di 7 branche, numero sacro in molte tradizioni antiche. Fra le rappresentazioni animali sono da ricordare lo sparviero, simbolo dell’equatore, l’ibis (uccello) simbolo dell’eclittica, la scimmia cinocefale, indicante i 2 equinozi. Nei trattati ermetici si parla di 36 decani, situati al centro del cerchio zodiacale e considerati ciascuno il dominio privilegiato d’un genio celeste cui era attribuita anche una parte del corpo umano. Secondo Peuckert la parola dekanos indicava il capo di 10 cavalieri e in seguito quello di 10 soldati che sulle imbarcazioni garantivano la sorveglianza del Nilo. Accanto al termine decano, un’altra denominazione di tali divinità si è tramandata, quella di «prosopon» che significa volto, maschera, dignità, e quando gli astrologi elleni parlavano di 36 volti intendevano parlare di 36 dei, perché nella religione ellenica il volto esprimeva la natura del dio. Nekepso e Ptosiris furono i personaggi leggendari dell’astrologia del II secolo a.C., autori d’un trattato fondamentale dove si accenna ai decani. Il primo decano del Cancro appartiene a Sothis, giorno egizio della creazione che corrisponde alla stella Sirio. Nel calendario egizio di 12 mesi di 30 giorni, preceduti o seguiti da 5 giorni detti epagomeni, si perdeva un giorno ogni 4 anni, un mese ogni 12 anni e un anno ogni 14 secoli e mezzo. 1460 anni gregoriani equivalevano a 1461 anni egizi. Dopo questo periodo l’anno egizio ritrovava il suo punto di partenza primitivo. Per gli egizi il ritorno del giorno dell’anno alla sua posizione reale era sempre importante perché governava il loro sistema astronomico. I periodi Sothis significavano l’inizio d’un nuovo sviluppo mondiale.
Gli egiziani ebbero in tutte le epoche grande inclinazione alla magia. La genealogia dei loro dei, Iside, Osiride, Horus, Set, Ra, Amon, Khnum etc. indica una forte tendenza al politeismo, secondo una scala di valori che culmina nel Sole. Rispetto alle divinità assiro-babilonesi che determinavano il carattere dell’uomo, gli dei egiziani erano esteriorizzazioni del carattere umano. Come in Babilonia, gli egiziani mescolavano alla conoscenza delle leggi reggenti i movimenti celesti apparenti, una serie di credenze religiose e magiche sulle attribuzioni delle potenze divine che governavano le diverse zone del cielo, e sul modo con cui discendevano in basso le influenze occulte favorevoli o sfavorevoli (legame indissolubile dello scientifico e del fantastico). I costruttori della grande piramide conoscevano certamente l’astronomia stellare, il corridoio della piramide di Cheope si trovava orientato sulla stella Alpha del Dragone; l’entrata del corridoio discendente si rivela diretta verso il luogo della volta celeste dove si trovava la stella polare all’epoca della costruzione del monumento. Una singolare mappa stellare a forma d’uomo seduto appare sulla tomba di Ramses II che regnò durante la 20a dinastia ed ebbe il merito di determinare i 4 Segni cardinali: Ariete, Bilancia, Cancro, Capricorno. Gli egiziani istituirono un calendario con risultati notevoli, e che ancora usiamo (la divisione dell’anno in 12 mesi e del giorno in 24 ore), e avevano potuto stabilire il catalogo dettagliato delle stelle visibili a occhio nudo, sapendole distinguere dai pianeti, chiamati erranti. Una delle testimonianze astrologiche più interessanti è lo Zodiaco circolare scolpito nel soffitto del tempio di Denderah e scoperto dal generale Desaix durante la spedizione di Buonaparte (1798) e che si trova al Louvre. Sembrerebbe risalire all’epoca dell’imperatore romano Tiberio; in questa rappresentazione si nota come i diversi animali e personaggi dello Zodiaco guardano l’occidente e sembrano dirigersi tutti nel senso del movimento diurno. Per gli egiziani, l’oriente dove nasce il Sole era la sorgente di luce, l’occidente era invece concepito come il lato oscuro, delle tenebre, dell’al di là. Le stelle erano di 7 branche, numero sacro in molte tradizioni antiche. Fra le rappresentazioni animali sono da ricordare lo sparviero, simbolo dell’equatore, l’ibis (uccello) simbolo dell’eclittica, la scimmia cinocefale, indicante i 2 equinozi. Nei trattati ermetici si parla di 36 decani, situati al centro del cerchio zodiacale e considerati ciascuno il dominio privilegiato d’un genio celeste cui era attribuita anche una parte del corpo umano. Secondo Peuckert la parola dekanos indicava il capo di 10 cavalieri e in seguito quello di 10 soldati che sulle imbarcazioni garantivano la sorveglianza del Nilo. Accanto al termine decano, un’altra denominazione di tali divinità si è tramandata, quella di «prosopon» che significa volto, maschera, dignità, e quando gli astrologi elleni parlavano di 36 volti intendevano parlare di 36 dei, perché nella religione ellenica il volto esprimeva la natura del dio. Nekepso e Ptosiris furono i personaggi leggendari dell’astrologia del II secolo a.C., autori d’un trattato fondamentale dove si accenna ai decani. Il primo decano del Cancro appartiene a Sothis, giorno egizio della creazione che corrisponde alla stella Sirio. Nel calendario egizio di 12 mesi di 30 giorni, preceduti o seguiti da 5 giorni detti epagomeni, si perdeva un giorno ogni 4 anni, un mese ogni 12 anni e un anno ogni 14 secoli e mezzo. 1460 anni gregoriani equivalevano a 1461 anni egizi. Dopo questo periodo l’anno egizio ritrovava il suo punto di partenza primitivo. Per gli egizi il ritorno del giorno dell’anno alla sua posizione reale era sempre importante perché governava il loro sistema astronomico. I periodi Sothis significavano l’inizio d’un nuovo sviluppo mondiale.