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COSTELLAZIONE SCORPIONE-OFIUCO-ERCOLE
Le stelle dello Scorpione La costellazione dello Scorpione (Scorpius) è attraversata dall’eclittica soltanto per nove giorni durante l’ultima settimana di novembre. Negli altri giorni, che rappresentano i due terzi del segno, il Sole passa per quella di Ofiuco. Questa splendente costellazione astrale, posta in parte sulla Via Lattea, assomiglia chiaramente all’animale da cui prende il nome grazie soprattutto all’arco di stelle che ne forma la coda. Lo Scorpione, che risale ai Sumeri, era detto GIR.TAB, termine tradotto poi nell’accadico zuqaqipu. Il suo cuore è costituito da Antares (α Scorpii, di magnitudine variabile fra 0,92 e 1,06, culminante a mezzanotte del 30 maggio). Quindicesima stella per luminosità del firmamento, significa in greco “rivale di Marte” (da anti, “contro”, e Ares) perché il suo colore rosso vivo rivaleggia con quello del pianeta. Veniva chiamata anche Calbalacrab, dall’arabo kalb al Akrab, “il cuore dello Scorpione”. E’ una stella molto importante perché è situata in una posizione simbolicamente significativa: all’estremità meridionale della galassia, là dove essa incrocia l’eclittica. Se Antares è il Cuore dello Scorpione, λ Scorpii, di magnitudine 1,62, la ventiquattresima stella per luminosità del cielo, è chiamata per la sua posizione sulla coda velenosa Shaula, da al shaulah, “il pungiglione”. Sulla fronte troneggiano tre stelle: β, una doppia di magnitudine 2,55, detta Graffias, che secondo Allen deriverebbe dal greco grapsaios, “il granchio”; ma in molti cataloghi moderni si chiama Acrab, che in arabo vuol dire “scorpione”. La seconda è δ (di magnitudine 2,3), detta Deschubba, probabile deformazione di una parola araba, al jabha, che significa “fronte”, poiché è situata al centro della testa dell’animale. La terza è π (di magnitudine 2,89). Il simbolismo astrologico dello Scorpione Nello zodiaco greco lo Scorpione si estendeva anticamente fino ai piedi della Vergine: poi fu diviso in due, e le stelle delle sue chele furono destinate alla costellazione della Bilancia. Ofiuco Vi sono alcune costellazioni collegate direttamente o indirettamente allo Scorpione, prima fra tutte quella di Ofiuco (Ophiucus), che da maggio a settembre si vede poggiare i piedi sul velenoso animale. La si rappresenta nelle sembianze di un uomo che tiene fra le mani un serpente e talvolta è anche avvolto dalle sue spire. Per questo motivo nei cataloghi stellari odierni la si chiama anche Serpentario. Il nome deriva dal greco ofiokos, tradotto nel latino anguitenens, ovvero “colui che tiene il serpente”. Le stelle di Ofiuco La stella più luminosa è α Ophiuchi (di magnitudine 2,08), chiamata Ras Alhague, da ras al hawwa, “la testa di colui che raccoglie il serpente”, ovvero “l’incantatore di serpenti”, perché si trova proprio sul capo di Ofiuco. Β Ophiuchi (di magnitudine 2,8) è detta Cabalrai, da kalb al ra’i, “il cane del pastore”, perché in questa zona di cielo gli Arabi vedevano un pastore (la stella α ) con il suo cane e delle pecore. Oggi Cebalrai è situata in coppia con γ (di magnitudine 3,8) che, detta Muliphen (dal significato oscuro), si trova sulla sua spalla destra. Λ e ε Ophiuchi (rispettivamente di magnitudine 2,72 e 3,22) si chiamano a loro volta Yed Prior e Yed Posterior, due nomi composti dalla parola araba al yad, “la mano”, e dalle latine prior e posterior, per significare rispettivamente la prima e la seconda stella, fra loro vicinissime, situate sul dorso della mano sinistra (la destra nel Bayer) che afferra una delle spire del serpente. Sabik, ovvero “la precedente”, (η Ophiuchi, una binaria molto stretta di magnitudine 2,43), si trova sulla gamba destra dell’uomo. L’ Inginocchiato ovvero Ercole La costellazione dedicata a Ercole, che sembra poggiare il capo su quello di Ofiuco e schiacciare la testa del Drago circumpolare, è situata fra la Lira e la Corona Boreale ed è visibile da maggio a ottobre. Le stelle di Ercole La costellazione di Ercole, pur essendo la quinta per dimensioni, non è particolarmente appariscente. La sua stella più luminosa, incastonata sulla chioma, è β Herculis (di magnitudine 2,78), chiamata Rutilicus, che significa “rosso acceso”, ma che secondo un’altra interpretazione deriverebbe da rutellum, diminutivo di rutrum, “zappa” o “marra”, con la quale Ercole appare in antiche mappe. Meno luminose sono Ras Algethi (α Herculis, variabile tra le magnitudini 3,1 e 3,9), che in arabo significa “la testa dell’inginocchiato”, essendo situata in quel punto dell’immagine astrale; Sarin (δ Herculis, di magnitudine 3,14), dal significato non accertato, che è posta su una spalla; Markif o Marfak o Mirkaf (λ, di magnitudine 4,8), dall’arabo mi’sam, “il polso”; Cujam (ω, una doppia di magnitudine 4,0), da caiam, accusativo di caia, la parola usata da Orazio per la Mazza di Ercole che è segnata da questa stella. La Freccia ed Ercole Pur non trovandosi vicina a Ercole, la costellazione della Freccia (Sagitta), situata sopra le stelle dell’Aquila, è mitologicamente collegata all’eroe greco e a Prometeo, figlio del titano Giapeto e dunque cugino di Zeus. Nonostante le piccole dimensioni – è la terz’ultima del cielo – e la modesta luminosità, la Freccia ha sempre colpito l’immaginazione degli astronomi per la sua forma tipica, con due stelle (γ e δ, rispettivamente di magnitudine 3,71 e 3,78) che ne tracciano l’asticciola, e le altre due (α, detta Sham, e β, di magnitudine 4,37 e 4,45) che costituiscono l’impennaggio. Arato la descriveva come una freccia “senza impulso d’arco”, “che da sé si lancia innanzi”. |