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COSTELLAZIONE SAGITTARIO-CORONA AUSTRALE
Il Sagittario (Sagittarius), che occupa la parte inferiore dell’eclittica ed è poco appariscente perché sempre basso sull’orizzonte meridionale, viene rappresentato come un arciere con il corpo di cavallo e il torso umano, mentre tende l’arco verso lo Scorpione. Sul suo dorso svolazzano due lembi di un corto mantello che assomigliano ad ali. Le stelle del Sagittario La lucida del Sagittario, visibile nella regione più bassa dell’eclittica durante le notti estive e autunnali, è ε Sagittarii (di magnitudine 1,81), chiamata Kaus Australis, dall’arabo al-qaus, che significa “l’arco”, e dal latino australis, “meridionale”, perché segna la parte inferiore dell’arco, mentre δ (di magnitudine 2,71) è detta Kaus Media perché è situata al centro, e λ (di magnitudine 2,94) Kaus Borealis perché si trova nella parte superiore. La punta della freccia del Sagittario è individuata invece da γ (di magnitudine 3), chiamata Al Nasl, “la punta” in arabo. Sul corpo dell’arciere le stelle più conosciute sono: α (di magnitudine 4,11), detta sia Rukbat, da rukbat al rami, “ginocchio dell’arciere”, sia Alrami, “l’arciere”; β che, chiamata Arkab o Urkab, da al’Urkub, “il tendine di Achille [ dell’arciere]”, è in realtà una doppia ottica, formata da due stelle rispettivamente di magnitudine 4,2 e 4,5, chiamate Arkab Prior (la più luminosa e settentrionale) e Arkab Posterior; ζ, una binaria di magnitudine 2,75, chiamata in latino Ascella. Tutti questi nomi sono conformi alle descrizioni delle posizioni delle stelle che troviamo nell’Almagesto di Tolomeo. Σ Sagittarii infine (di magnitudine 2,0), sulla groppa, è stata battezzata recentemente Nunki, dal sumerico NUN-KI, che indicava in quella tradizione astronomica una stella figurante la città sacra di Eridu sull’Eufrate. Il Sagittario si trova pressappoco nel mezzo della Via Lattea. La Corona Australe Anticamente la Corona Australe (Corona Australis, detta anche Corona Austrina), situata fra le zampe del Sagittario, doveva formare con esso una sola costellazione, tant’è vero che si narrava che fosse appartenuta a Croto. Arato nei suoi Fenomeni, scritti nella prima metà del III secolo a.C., non la citava come una costellazione autonoma ma come un cerchietto di stelle sotto le zampe anteriori del Sagittario. E’ una costellazione debolmente luminosa, ma facilmente distinguibile perché situata sul bordo della Via Lattea. La sua lucida, α Coronae Australis, detta Alfecca Meridiana, da al fakkah, “il piatto, il recipiente”, raggiunge come β Coronae soltanto la magnitudine 4,11, mentre γ, una doppia formata da due stelle identiche, giunge a 5, e κ, anch’essa una doppia, a 6, sicchè non è facilmente percepibile a occhio nudo. |