ASTROLOGIA SATURNO MITOLOGIA GRECA ROMANA
Crono fu definito da Omero il padre dei tre
sovrani del mondo, Zeus, Poseidone e Ade. Esiodo narrava nella Teogonia che Gea, la Terra, aveva
generato il Cielo (Urano), le montagne e il Ponto, ovvero il Mare. Poi aveva
“partorito” con Urano i Titani, le Titanesse, i Ciclopi e gli Ecatonchiri,
esseri dalle cento braccia, giganteschi e violenti. Urano, provando orrore per
quei figli, li aveva costretti a vivere nelle profondità della loro madre. La
quale, disperata, chiese ai figli di vendicarla. Acconsentì soltanto il più
giovane, Crono, che odiava il padre. Gea gli consegnò una grande falce di
acciaio. Quando, calata la notte, Urano si avvicinò alla moglie avvolgendola
tutta, il figlio gli tagliò con un colpo di falce i testicoli che lanciò dietro
di lui. Detronizzato il padre, Crono sposò la sorella Rea cominciando a regnare
sul mondo. Ma si dimostrò presto un crudele tiranno: non soltanto aveva
imprigionato i fratelli nel Tartaro, ma avendo saputo dai genitori, depositari
della saggezza e della conoscenza del futuro, che sarebbe stato spodestato da
un figlio, divorava tutti quelli che Rea metteva al mondo. La moglie, rimasta
infine incinta di Zeus, andò a consultare Gea e Urano domandando loro come
potesse salvare il bambino che stava per nascere. Grazie al consiglio dei
genitori, che le avevano insegnato a ingannare il marito, Rea fuggì a Creta
dove partorì Zeus. Poi, avvolta una pietra nelle fasce, quasi fosse un neonato,
la diede a Crono che la divorò senza accorgersi dell’inganno. Quando Zeus
divenne adulto ottenne con uno stratagemma che Crono restituisse i figli che
aveva ingoiato e, aiutato da loro, mosse guerra al padre che per difendersi
dall’aggressione chiese aiuto ai fratelli Titani. Dopo dieci anni di
altalenanti battaglie, un oracolo promise a Zeus la vittoria se si fosse
alleato con gli altri esseri che il padre aveva fatto precipitare nel Tartaro:
i Ciclopi e gli Ecatonchiri. Così Crono e i Titani furono sconfitti e
incatenati al posto degli Ecatonchiri che diventarono i loro guardiani. Ma
Crono non era soltanto il dio cupo, detronizzato e solitario, divoratore dei
figli; era anche benevolo, addirittura l’inventore dell’agricoltura e dell’arte
di costruire le città, e infine colui che aveva regnato nella mitica età
dell’oro. In Italia invece Saturno, che venne poi assimilato impropriamente a
Crono, era considerato arcaicamente soltanto un dio benevolo che aveva regnato
nell’età dell’oro, sui campi e sui raccolti, come ci ricorda Macrobio nei Saturnali narrando che un giorno egli
giunse nella penisola il cui sovrano era Giano: «Dunque, questo Giano ospitò
Saturno, giunto per mare presso di lui, e da quello imparò l’arte
dell’agricoltura migliorando così il sistema di alimentazione che prima della
scoperta delle messi era selvaggio e rozzo: come compenso se lo associò nel
regno. Egli fu anche il primo a coniare monete di rame e volle in ciò
manifestare deferenza a Saturno: siccome quello era arrivato per mare, su un
verso fece imprimere l’effigie della sua testa, sull’altro una nave; e ciò per
tramandare ai posteri il ricordo del dio».
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