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CETO - ERIDANO - NAVE ARGO MITOLOGIA GRECA ROMANA
Ceto Secondo il mito vivrà sino alla fine del mondo perché il vero scopo per cui è stato creato è di venire offerto come una prelibatezza ai giusti nel mondo futuro insieme con la femmina che viene conservata in salamoia. Ma nessuno, nemmeno gli angeli, riuscirebbe a ucciderlo. Per annientarlo Dio stesso gli ordinerà di combattere con Behemot: così entrambi si dilanieranno fino alla morte. Con una parte della pelle il Signore costruirà dei padiglioni per ospitare le schiere dei giusti che ne gusteranno le carni. Il resto sarà steso su Gerusalemme come un baldacchino e la luce che ne emanerà illuminerà il mondo intero, mentre la carne avanzata al banchetto dei giusti verrà spartita fra il resto dell’umanità perché ne faccia commercio. I Greci a loro volta identificarono Ceto con il mostro marino al quale sarebbe stata sacrificata Andromeda se non l’avesse salvata Perseo, anch’egli immortalato nel cielo. Eridano E’ il mitico fiume in cui precipitò Fetonte fulminato da Zeus. Forse è più fondato sostenere che il fiume celeste sia la proiezione dell’Eufrate. Questo corso d’acqua non soltanto scorre da nord a sud ma anche parallelamente al Tigri. Ebbene, proprio nel Mare astrale vi sono due fiumi quasi paralleli, orientati da nord a sud: l’Eridano e quello che sgorga dal vaso dell’Acquario e dove nuota il Pesce Australe. Un altro motivo per accettare questa tesi è l’etimo della parola, che proviene dall’accadico harru, “corso d’acqua”, e da dannu, “potente”. L’accadico era la lingua parlata dai semiti che avevano occupato quella regione: si distingueva in babilonese e assiro, dialettalmente poco differenti. La Nave Argo e la stella Canopo Si narrava che Canopo (Kanopos) era il timoniere di Menelao. Al ritorno da Troia la flotta del re greco fu spinta da una tempesta fin sulle rive egizie, dove Canopo morì per il morso di una serpe. Dalle lacrime di Elena, addolorata per la sua improvvisa scomparsa, nacque una piantina, l’elenio. In suo onore i due sovrani costruirono un monumento funebre su un’isola che prese il suo nome e gli consacrarono una stella. Sul luogo della sepoltura sorse poi la città di Canopo, poi chiamata dagli Arabi Abukir, dove sorgeva il Serapeum, il tempio di Serapide, sede dell’osservatorio di Tolomeo. Un’altra tradizione identifica Canopo con il timoniere della Nave Argo: per questo motivo sarebbe stato innalzato come stella nella costellazione dedicata alla mitica nave. In Grecia Eratostene l’associava alla prima nave che aveva solcato gli oceani e che, molto tempo prima della spedizione degli Argonauti, aveva trasportato Danao e le sue cinquanta figlie dall’Egitto a Rodi e infine ad Argo. Altri astronomi la identificavano con quella degli Argonauti, i celebri compagni di Giasone partiti alla ricerca del Vello d’oro: il loro nome derivava da quello della nave, che in greco significa “rapido”. La nave fu costruita a Pagase, in Tessaglia, da Argo coadiuvato da Atena. Il legno proveniva dal Pelio, tranne quello che era servito a costruire la prua, portato dalla dea in persona: era un frammento della quercia sacra a Zeus, a Dodona, e aveva la virtù di profetizzare. Fu varata dagli eroi sulla spiaggia di Pagase, da dove cominciò il lungo e avventuroso viaggio che doveva condurli fino alla conquista del Vello d’oro. Quando Medea ebbe addormentato, grazie al filtro sparso su un ramo di ginepro, il drago che custodiva il Vello d’oro, Giasone lo staccò dalla quercia. |