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LA LIRA-L'AQUILA-IL CORVO-IL CRATERE-L'IDRA
La Lira Furono gli stessi Arabi, sulla scia dell’interpretazione greca, a vedere una lira in alcune stelle, di cui le principali sono δ, ζ, γ e β, e a dare all’ultima (una binaria a eclisse con una magnitudine variante fra 3,4 e 4,1) il nome di Sheliak, che nella loro lingua significa “arpa”, mentre γ Lyrae (di magnitudine 3,2) diventava Sulafat, “la tartaruga”, l’animale dal cui guscio Ermes aveva ricavato questo strumento. Le due diverse interpretazioni dell’asterismo furono poi unificate nell’immagine ormai tradizionale della Lira incorniciata dal rapace. Vega, la quinta stella per magnitudine del nostro cielo, è situata lungo il circolo che l’asse terrestre descrive durante l’anno platonico. Su questo circolo si succedono le varie stelle che hanno indicato e indicheranno i poli: Vega diventerà la stella polare fra dodicimila anni, nel 14.000 d.C. La si vede brillare verso maggio-giugno a est, nell’alto del cielo in luglio e agosto, a ovest in settembre-ottobre, verso l’orizzonte occidentale da novembre a dicembre e infine nell’estremo emisfero boreale fino ad aprile. L’ Aquila La terza stella del Triangolo d’Estate è Altair (α Aquilae, di magnitudine 0,77), il cui nome deriva dall’arabo al nasr al tair, “l’aquila volante”. E’ la più brillante della costellazione dell’Aquila, la dodicesima nel cielo. Stanno ai suoi lati come sentinelle Alshain (β Aquilae, di magnitudine 3,71) e Tarazed (γ, di magnitudine 2,67), i cui nomi derivano dal persiano Shanin tara zed, “il falco che colpisce le stelle”, che era anche il nome della costellazione in quel paese. Altair era una delle quattro stelle reali, così dette perché nel 4000 a.C. indicavano i punti equinoziali e solstiziali. La costellazione dell’Acquario contrassegnava approssimativamente il solstizio d’inverno; ma non avendo quell’asterismo molte stelle luminose, venne scelta Altair, nell’Aquila, più facilmente identificabile a occhio nudo nel cielo sebbene si trovasse leggermente spostata rispetto al punto solstiziale”. Il Corvo Le stelle del Corvo La costellazione del Corvo (Corvus) non è un’invenzione greca, già si chiamava così in Mesopotamia (UGA[.MUSEN] in sumerico, aribu in accadico). Situata nell’emisfero australe, a sud della Vergine, non è molto brillante: ha la forma di uno sbilenco rombo con una codina. Culmina, bassa sull’orizzonte meridionale, verso la fine del mese di marzo e comprende in tutto dieci stelle. La sua lucida, Gienah (γ Corvi), da al janah al ghurab al aiman, “l’ala destra del corvo”, ha una magnitudine di 2,59. Di magnitudine 4,18 è α Corvi, detta Al Chiba, da al minliar al ghurab, “il becco del corvo”. Più luminose sono Kraz (β Corvi, di magnitudine 2,84), Algorab (δ Corvi, una binaria la cui componente più visibile è di magnitudine 2,95), da al ghurab, “il corvo”, ed ε Corvi (di magnitudine 3,2) chiamata Minkar, “narice”, perché viene posta tradizionalmente in quel punto. Il Cratere Le stelle del Cratere La costellazione del Cratere, che culmina a mezzanotte verso la metà del mese di marzo, comprende una regione molto spoglia fra il Corvo da una parte e l’Idra e il Sestante dall’altra. E’ formata da otto stelle disposte in modo da disegnare vagamente questo oggetto e che, secondo Tolomeo, agiscono come Venere e in parte come Mercurio. La lucida è δ Crateris (di magnitudine 3,82), mentre α Crateris, detta Alkes, da al kas, che significa “coppa, cratere”, uno dei nomi che gli Arabi davano anche alla costellazione, è di magnitudine 4,1, β Crateris di 4,52 e γ Crateris di 4,1. L’ Idra Le stelle dell’ Idra L’Idra (Hydra) è la più grande costellazione del cielo: si snoda dalla testa, situata nell’emisfero boreale ai confini con il Cancro, fino alla punta della coda, a sud dell’equatore celeste, nei pressi della Bilancia e del Centauro. La sua lunghezza complessiva è di oltre 100°. Nonostante la sua mole eccezionale, non si identifica facilmente a occhio nudo perché nel complesso è poco luminosa. Inoltre è sempre bassa sull’orizzonte e le sue stelle, quasi tutte poco brillanti, sono offuscate dalle nebbie e dai densi strati atmosferici. Si può osservare meglio la testa dell’animale perché raggiunge l’equatore celeste. A parte la sua lucida, Alphard (α Hydrae, di magnitudine 1,98, leggermente variabile), il cui nome deriva dall’arabo al fard al shuja, ovvero “la solitaria del serpente”, poi ribattezzata da Tycho Brahe Cor Hydrae, “il cuore dell’Idra” per la sua collocazione, le altre sue stelle più luminose variano fra la magnitudine 3,0 (γ Hydrae) e 4,4 (β Hydrae). |