“ Se di notte rimpiangi il sole, potresti non vedere le stelle”. Massimo viveva nel sole, ma le stelle gli avevano dato appuntamento: la luce dei suoi occhi divenne accecante e gli venne fatto dono della loro. Ad un certo punto della sua vita, infatti, divenne cieco per una forma acuta di malattia alle cornee. Dopo il relativo trapianto, pur persistendo gravi ed inevitabili problemi di vista, una luce diversa sembrava illuminare per lui la realtà circostante: la luce delle stelle! Una luce più intima, profonda, di cosmica portata, che non conosce spazio né tempo, che illumina l’inizio ma allo stesso momento la fine dei Tempi, nonché ogni piccolo punto dell’Universo intero. E da quel momento, con grande fede e forza d’animo nonostante la dura prova cui la vita lo aveva sottoposto, egli intraprese ricerche e studi di Astrologia in tutte le sue branche, di ogni epoca e di ogni cultura. Era quello il sentiero tracciato dal suo Destino….”ancor prima di quella volta in cui nacque”. Quella Luce sembrava ormai lo guidasse, erudendo ed istruendo la sua mente sulle Leggi del Mistero Universale, sulla decodificazione del Linguaggio Cosmico, pur salvaguardando gli inevitabili limiti dell’uomo. Ed è così che con umiltà, fierezza, riservatezza, attento custode di quella Conoscenza, instancabile e diligente allievo dell’Infinito Creato, conduce la sua nuova esistenza, dopo essere stato completamente sradicato dalla precedente. Un Dono, dunque, che può aiutare anche chi desidera o ha bisogno di un consiglio da chi ormai vede con occhi diversi.
Nel suo componimento “Dal Buio” egli scrive
Quanto amor tenebra ha scacciato
Seppur interessato amor ego intendo
Chè quell’alter lo sublime è ancor cercato
Oh lacrimar d’anima altro non riuscendo.
Habesse oscurità cotanta lo sublime in me consacrato
Quant’è cosa dura a dir qui non oserei
Che di coscienza spinta fatal in veritade s’è trattato
Ma di codesta coscienza loco ultimo non direi.
Chè di lungo sentier trattasi e arduo cammino
E più lume riflette specchio dell’anima mia
Possa balzo rappresentar verso lo Padre mio Divino
Sì che in cor mio si possa dir così sia.
Che di urlar amico mio mi vien voglia
E di pianger nondimeno erga omnia
Ma a chiunque sospetto mio verrebbe a noia
Sì che mio senno tenebra come un boia.
Ma quanto è duro a spiegar stranezza
Che lume vista favorisce invero
Eppur sol ora ego scorgo bellezza
Che cieco prima ergo sì lo ero.
Ma quanto è duro a spiegar stranezza ribadisco
Se pianger devo per lo lume oscuro ormai perduto
Lume oscuro che stranezza non capisco
O sereno per l’oscuro lume in dono avuto?
In dono avuto,in dono,in dono,ma è tal codesto?
Che discernere forse non son capace
Quanto lacrimar in questo testo
Amor perduti e più d’uno amor si tace.
Possente forza psiche riconosce
Quando fatal evento in brusco taglio si trasforma
Oscurità o lume che importa
Il vero mal non occhi ma quando anima tenebra adombra.
Che dallo buio non sol bellezza ora scorgo
Lo paradosso anco in vizi e mal costume si giace
Ego intendo che altra guancia or non porgo
Chè meglio vedo tal brutture e sorella anima non si tace.
Che dallo buio tal brutture non in altri sol più chiaro
Anco in me qual che sono oscuro lume ne risalta
Si che amico mio financo in me è più duro oscuro faro
Anco in te qual che sono codesto non risparmia.
Che dallo buio pietade trova forma
E cumprensione,enpatos e donatione
Mentre pria arduo esser norma
Or scorre con forza et sine ostentatione.
Che dallo buio d’un tratto mi appar sorriso
Oh sorriso quasi di là dagli orizzonti
Vispo sguardo suo ma di cosa intriso
Dolcezza,candor,sorriso cosa mi racconti?
Furtivi sguardi mano che si presta
Oh sorriso che del candore tuo forte
Financo tenebra arretra codesta
Quanto lume d’un tratto d’anima spalancate porte.
Non abbandonar adombrata culla ti priego
Sensibil tua intelligentia riposa
Chè di codesta ebrezza necessitas ego
Anima mia di invocar non osa.
Devi saper sorriso
Che più d’uno santitade con sapienza confonde
E per ciò facilmente irriso
E in più d’uno stoltezza e ignorantia profonde.
Pur dunque sapienza codesta non ostentando
Tale e immensa che da prigioni irradia
Altrui ratio ne vede captando
Sì che di ludica perfidia vittima e cavia.
Và pur via sorriso se esto è scritto
Pochi attimi sosta tua in tenebroso loco
Che se del lume tuo barlume mi ha protetto
Or sprofondo e nuovamente come un rogo.
Pur non potendo più temporali sopportare
Fulminei arcobaleni insistendo anco oscurità quasi illuminare
Che ancor non so se tali amare ovvero odiare
Lasciatemi in pace chè dalle tenebre non mi resta che urlare.
E urlare e urlare e ancora urlare chè meglio vedo
Umane cattiverie e superficialità radicata
E urlando e piangendo mi udirete credo
Chè figura mia dallo buio adombrata.
Alter sorriso or m’accoglie
Ma di restar più non invoco
Chè illusioni sorella ratio da anima toglie
Che senza pietade financo per tenebroso loco.
Sosta pure per lo tempo che vuoi
Che io sorriso intanto fabula ti racconto
Dolor a mia memoria alleviare non puoi
Chè nello buio più forte di mille tori contro.
Memoria di quell’infante fior reciso
Memoria di quel fanciullo virtude falciate
Memoria di quell’ometto d’amor sogno irriso
Memoria d’altri lidi visioni relegate.
Sorelle nello buio anime erranti
Che allo lume ipocrita si deve uscire
Anco se di buio armatura ormai come fanti
Allo infame lume urlare et Pater Noster benedire.
Ogni oscuro angolo risaltare
E dir senza vergogna che noi nello buio si giace
E se qualcuno non fa che spalle voltare
Forse altri ci sarà che dello lume non si compiace.
Ahimè sappiasi che alcuno nello buio nasce
Che codesto con gli anni prende forza
Né alcuno di immunità si pasce
Ergo più facciasi a sorelle anime infame smorfia.
Formansi fratelli ricordi in sorella memoria
In codesto loco altro non resta
Burlansi di adombrata terra
Nomadi attraversare e alcuno si arresta.
E nello buio sententiae emissae
Per li vermi che d’aspetto cangiansi
Ah vorria anch’elli udisse
Schiacciati tutti che di bontade camuffansi.
Alcuna tregua dall’illuminato loco offresi
Semper cangianti esseri burla prendonsi
Chè rispecto e sensibil intelligentia non conosconsi
E codesti abusano e non arrendonsi.
Ma perché invadonsi adombrate terre
Chè da qui alcuno pietade invoca
Chè da qui alcuno cumprensione pretende
Chè da qui alcuno con malvagità camuffata gioca.
Che pietade e cumprensione quando vere
Da qui alcuno disprezza
Adunque accedete vi priego virtù sorelle sincere
Da qui chiunque apprezza.
Fu già scritto incompreso
Ma dallo buio la istoria cangia
Quel tal da oscurità preso
E non per tenebra ma per li uomini s’arrangia.
Oh non per tutti ego intendo
Chè sorriso codesto ne testimonia
Di esseri intelligenti non so se in crescendo
Ma so intelligentia virtù rara e con parsimonia.
Dedicato a tutti coloro che vivono nell'ombra....Non mollate ragazzi!
Nel suo componimento “Dal Buio” egli scrive
Quanto amor tenebra ha scacciato
Seppur interessato amor ego intendo
Chè quell’alter lo sublime è ancor cercato
Oh lacrimar d’anima altro non riuscendo.
Habesse oscurità cotanta lo sublime in me consacrato
Quant’è cosa dura a dir qui non oserei
Che di coscienza spinta fatal in veritade s’è trattato
Ma di codesta coscienza loco ultimo non direi.
Chè di lungo sentier trattasi e arduo cammino
E più lume riflette specchio dell’anima mia
Possa balzo rappresentar verso lo Padre mio Divino
Sì che in cor mio si possa dir così sia.
Che di urlar amico mio mi vien voglia
E di pianger nondimeno erga omnia
Ma a chiunque sospetto mio verrebbe a noia
Sì che mio senno tenebra come un boia.
Ma quanto è duro a spiegar stranezza
Che lume vista favorisce invero
Eppur sol ora ego scorgo bellezza
Che cieco prima ergo sì lo ero.
Ma quanto è duro a spiegar stranezza ribadisco
Se pianger devo per lo lume oscuro ormai perduto
Lume oscuro che stranezza non capisco
O sereno per l’oscuro lume in dono avuto?
In dono avuto,in dono,in dono,ma è tal codesto?
Che discernere forse non son capace
Quanto lacrimar in questo testo
Amor perduti e più d’uno amor si tace.
Possente forza psiche riconosce
Quando fatal evento in brusco taglio si trasforma
Oscurità o lume che importa
Il vero mal non occhi ma quando anima tenebra adombra.
Che dallo buio non sol bellezza ora scorgo
Lo paradosso anco in vizi e mal costume si giace
Ego intendo che altra guancia or non porgo
Chè meglio vedo tal brutture e sorella anima non si tace.
Che dallo buio tal brutture non in altri sol più chiaro
Anco in me qual che sono oscuro lume ne risalta
Si che amico mio financo in me è più duro oscuro faro
Anco in te qual che sono codesto non risparmia.
Che dallo buio pietade trova forma
E cumprensione,enpatos e donatione
Mentre pria arduo esser norma
Or scorre con forza et sine ostentatione.
Che dallo buio d’un tratto mi appar sorriso
Oh sorriso quasi di là dagli orizzonti
Vispo sguardo suo ma di cosa intriso
Dolcezza,candor,sorriso cosa mi racconti?
Furtivi sguardi mano che si presta
Oh sorriso che del candore tuo forte
Financo tenebra arretra codesta
Quanto lume d’un tratto d’anima spalancate porte.
Non abbandonar adombrata culla ti priego
Sensibil tua intelligentia riposa
Chè di codesta ebrezza necessitas ego
Anima mia di invocar non osa.
Devi saper sorriso
Che più d’uno santitade con sapienza confonde
E per ciò facilmente irriso
E in più d’uno stoltezza e ignorantia profonde.
Pur dunque sapienza codesta non ostentando
Tale e immensa che da prigioni irradia
Altrui ratio ne vede captando
Sì che di ludica perfidia vittima e cavia.
Và pur via sorriso se esto è scritto
Pochi attimi sosta tua in tenebroso loco
Che se del lume tuo barlume mi ha protetto
Or sprofondo e nuovamente come un rogo.
Pur non potendo più temporali sopportare
Fulminei arcobaleni insistendo anco oscurità quasi illuminare
Che ancor non so se tali amare ovvero odiare
Lasciatemi in pace chè dalle tenebre non mi resta che urlare.
E urlare e urlare e ancora urlare chè meglio vedo
Umane cattiverie e superficialità radicata
E urlando e piangendo mi udirete credo
Chè figura mia dallo buio adombrata.
Alter sorriso or m’accoglie
Ma di restar più non invoco
Chè illusioni sorella ratio da anima toglie
Che senza pietade financo per tenebroso loco.
Sosta pure per lo tempo che vuoi
Che io sorriso intanto fabula ti racconto
Dolor a mia memoria alleviare non puoi
Chè nello buio più forte di mille tori contro.
Memoria di quell’infante fior reciso
Memoria di quel fanciullo virtude falciate
Memoria di quell’ometto d’amor sogno irriso
Memoria d’altri lidi visioni relegate.
Sorelle nello buio anime erranti
Che allo lume ipocrita si deve uscire
Anco se di buio armatura ormai come fanti
Allo infame lume urlare et Pater Noster benedire.
Ogni oscuro angolo risaltare
E dir senza vergogna che noi nello buio si giace
E se qualcuno non fa che spalle voltare
Forse altri ci sarà che dello lume non si compiace.
Ahimè sappiasi che alcuno nello buio nasce
Che codesto con gli anni prende forza
Né alcuno di immunità si pasce
Ergo più facciasi a sorelle anime infame smorfia.
Formansi fratelli ricordi in sorella memoria
In codesto loco altro non resta
Burlansi di adombrata terra
Nomadi attraversare e alcuno si arresta.
E nello buio sententiae emissae
Per li vermi che d’aspetto cangiansi
Ah vorria anch’elli udisse
Schiacciati tutti che di bontade camuffansi.
Alcuna tregua dall’illuminato loco offresi
Semper cangianti esseri burla prendonsi
Chè rispecto e sensibil intelligentia non conosconsi
E codesti abusano e non arrendonsi.
Ma perché invadonsi adombrate terre
Chè da qui alcuno pietade invoca
Chè da qui alcuno cumprensione pretende
Chè da qui alcuno con malvagità camuffata gioca.
Che pietade e cumprensione quando vere
Da qui alcuno disprezza
Adunque accedete vi priego virtù sorelle sincere
Da qui chiunque apprezza.
Fu già scritto incompreso
Ma dallo buio la istoria cangia
Quel tal da oscurità preso
E non per tenebra ma per li uomini s’arrangia.
Oh non per tutti ego intendo
Chè sorriso codesto ne testimonia
Di esseri intelligenti non so se in crescendo
Ma so intelligentia virtù rara e con parsimonia.
Dedicato a tutti coloro che vivono nell'ombra....Non mollate ragazzi!